Anche Malvaldi bara. Nel suo A bocce ferme (Sellerio, 225 pp, 14 €), mette insieme due gialli in uno e promuove un personaggio in ombra a nume tutelare. Difficile immaginare la conclusione del giallo presente, e troppo facile capire cosa è successo cinquanta anni prima, nel cold case. La lingua di Malvaldi non deflette: i suoi personaggi parlano vernacolo, mentre al di fuori dei dialoghi, l’italiano è canonico. I riferimenti al ’68 pisano sono precisi, anche se non possono essere esaurienti. Fra i ringraziati c’è anche Adriano Sofri: lo ringrazio anch’io.
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