Il mio ricordo del terremoto
Sono passati 10 anni dal terremoto, e oggi è tutto un pullulare di celebrazioni tutte tese a ricordare le distruzioni e i lutti, non certo a festeggiare la ricostruzione, che è ancora lontana. Mi sono chiesto cosa mi ricordo io, e ho isolato due ricordi: il viaggio di quel giorno, da Pisa a Praga e poi fino a Olomouc con Cristian Santone, che al telefono rincorreva le notizie dei suoi amici colpiti dal sisma. Mi ricordo bene il suo lamento quando seppe di un suo amico disperso nel crollo della casa dello studente e del di lui padre, che scavava con quello che aveva; il vivo desiderio di molti affaristi di ricostruire su green field, dove è più facile produrre profitti.
Oggi cerco anche la differenza tra i terremoti che ci sono stati in Italia negli ultimi 50 anni, da quello del Belice in poi, e non la trovo. Eppure, le norme sono andate avanti, e si sa ormai bene cosa serve per costruire o ristrutturare senza dover temere le scosse, si sa farlo, ma non lo si fa. È sempre il profitto a farla da padrone, e non c’è speranza, ne prossimo futuro, che le cose possano cambiare.