Le sue idee sulla realtà presente e futura
Ho tratto alcune frasi da una intervista del grande psichiatra comparsa su Huffington Post, e le ho selezionate e riordinate secondo una scaletta che mi sembra esprima ancor più chiaramente il suo pensiero. Alla fine, metto anche il mio commento.
Giambattista Vico spiegava come nel corso dei secoli, si è passati dalla barbarie alla società della ragione, chiarendo che è la parte più umana – la ragione, ma pure il rispetto degli affetti – che riesce a dominare gli istinti. Senza questi freni siamo barbari. Ecco, attualmente viviamo una fase di regressione verso la barbarie.
Non valgono più regole e parole che erano a fondamento del vivere civile. Mi riferisco alla coerenza, per esempio, oggi considerata un segno di scarsa capacità di adattamento alla società. Nel nostro Paese c’è chi sta esaltando il valore dell’incoerenza. Ormai c’è una perdita di ragione generalizzata, una prevalenza di istinti e pulsioni non più inibiti.
Non si tratta di bullismo, termine inventato dai giornalisti per riferirsi prevalentemente a comportamenti che riguardano i giovani. Si tratta di violenza, caratteristica umana, biologica, che non essendoci più freni inibitori e in assenza di regole, principi, esempi, diventa comportamento dominante.
Ciò che attrae una persona violenta o un pedofilo non è l’atto sessuale, quanto il fatto di poter dominare la vittima, ricorrendo alla sopraffazione. È possibile che ci sia qualcuno convinto che la castrazione chimica eliminerà la violenza? Non è il testosterone: è la mente, è il fatto che senza la ragione, gli affetti, i principi a fare da freno, diventiamo crudeli. Il problema è tutto quello che questa regressione ci sta portando via, per cui assistiamo a spettacoli indegni.
Quando si parla di castrazione chimica penso ad Alan Turing, il grande matematico britannico che riuscì a decodificare i messaggi criptati che durante il secondo conflitto mondiale si scambiavano le potenze dell’Asse, contribuendo in modo determinante alla vittoria degli Alleati. Ebbene, a guerra finita, Turing, perché omosessuale, fu emarginato e incarcerato e, sottoposto a castrazione chimica, si suicidò. Solo un imbecille che non conosce la storia può riproporre una tale stupidità, ignorando l’elemento fondamentale della questione.
La conquista di civiltà non è un fatto biologico, non è che abbiamo i geni della civiltà. È un fatto che riguarda l’essere umano, la sua parte umana. E, per come stanno andando le cose, rischiamo di perdere le conquiste guadagnate con fatica nei secoli, nel giro di due generazioni.
La nostra democrazia non è mai stata perfetta, ma a differenza di quanto accadeva in passato, oggi non ci si sforza più di renderla compiuta. E il fascismo, un fatto storico definito, non si può neanche nominare. Qui si sta castrando la democrazia, altro che castrazione chimica.
Gli italiani non credono più nel fondamento della democrazia, che è il voto. È inaudito che l’espressione della preferenza di una persona, come purtroppo vediamo accadere nel nostro Paese, venga addirittura monetizzata, venduta. È un segno chiaro che la democrazia è in pericolo.
Sei anni fa credevo ci fossero i medici per curare la malattia del Paese, adesso non intravedo possibilità di cura.
Ho ancora fiducia nei giovani. Ce ne sono di bravissimi, che si impegnano, animati da grande passione. Penso anche a quei bambini che diffondono messaggi positivi, speriamo non li strumentalizzino. Ma siamo in grande pericolo. Voglio credere nei giovani, ecco perché non utilizzo il termine bullismo, creato per riferirsi prevalentemente a loro. Affido le mie speranze non al potere, ma ai giovani che non ce l’hanno.
Temo che Andreoli abbia ragione. I tempi che si prospettano nel breve e medio periodo appaiono terribilmente oscuri, e lontano appare il loro miglioramento. Il tramonto della coerenza è, a mio avviso, un semplice sintomo di un male peggiore, l’arroganza, e deriva principalmente dall’ignoranza: per questo è difficile combatterla, perché occorre un lungo e paziente lavoro di recupero del desiderio di saperne di più, di rilancio della curiosità e dell’onestà intellettuale. Potrebbero non bastare cinquant’anni per arrivare a questo, ma è anche vero che oggi tutto corre più in fretta. Intanto, è necessario fare i conti con la sopraffazione, cioè con il fascismo, che non è un’idea, è solo un metodo di gestione del potere, metodo basato appunto sulla violenza e sulla sopraffazione. Occorre recuperare il desiderio di democrazia, e ricacciare indietro il desiderio dell’uomo forte, e per farlo è necessario riportare in auge la questione morale, che sembra oggi spezzettata in tanti casi, ma che invece va considerata nel suo insieme: indipendentemente dalla necessità di perseguire ladri e corrotti, la condotta morale, senza per questo sconfinare nel moralismo, deve tornare ad essere una guida ineludibile.