La città dei vivi

Romanzo-inchiesta di Nicola Lagioia 

L’inchiesta dello scrittore, estremamente accurata, è sul caso reale dell’omicidio di Luca Varani ad opera di Manuel Foffo e Marco Prato, avvenuto a Roma nel Marzo 2016. Lo scopo dell’inchiesta è capire come certe cose possano avvenire, dato che dal niente non nasce niente, e un’origine ci deve pur essere. L’autore non giunge ad una conclusione netta, perché le possibili cause trovate (le difficoltà relazionali di Foffo, la mancata accettazione dell’omosessualità di Prato) non gli sembrano sufficienti per spiegare quanto avvenuto.

Anche questo libro (Einaudi, 460 pp, 22 €) è da metabolizzare. Nell’immediato, le cose che colpiscono sono queste:

  • Roma è una città che produce potere e nient’altro e che di potere vive. A Roma tutti odiano tutti e la cocaina fa da collante e collega tutti a tutto.
  • Ti aspetti la descrizione di una morte lenta di Luca Varani, tra le lucide sevizie inferte alla vittima, e invece assistiamo a una scena di inaudita violenza.
  • L’A. scava e scava alla ricerca di un motivo, di un’origine. Cerca di capire cosa abbiano significato la solitudine dell’uno e dell’altro assassino nelle rispettive famiglie. Ne trova mille, ma nessuno lo convince.
  • “Ci davamo molto da fare per non guardare in faccia la realtà”, dicono i protagonisti, e la realtà è quella di un fallimento umano e esistenziale, prima ancora di parlare di successo, soldi e sesso.
  • L’unico personaggio che guarda in faccia alla realtà, il padre di Manuel, cade miseramente di fronte alle responsabilità del figlio e alle sue.

Ma alla fine, e nonostante tutto questo, quando si parla di città dei vivi, si riconosce Roma in quel titolo, non Torino o Milano. Lassù la gente lavora e produce, ma non vive, e la vita è a Roma, dove “ti scippavano in metropolitana, ti insultavano ai semafori, ti spennavano ai ristoranti, ti tossivano in faccia. Ma alla fine il saldo era positivo. La città ti regalava molto più di quello che chiedeva in cambio”. È solo sarcasmo, quello dell’A.? Non credo. Esagera? Direi di sì, anche dal suo punto di vista, ma comunque non sono d’accordo con lui: io, a Roma, non ci vivrei, mentre al Nord, anche con tutti i difetti che constatiamo ogni giorno, non manca mai la possibilità di valere e di farsi valere e la protervia dell’ignorante non riesce ancora a farla da padrona.

In ogni caso, è un gran libro che va letto e, ripeto, metabolizzato.

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