Transizione verso la sostenibilità ambientale

Cosa ne pensa il ministro Cingolani

Ho letto oggi una serie di sei articoli del neoministro Roberto Cingolani sugli obiettivi più urgenti della transizione verso la sostenibilità ambientale. Volendo riassumere, si tratta di ridurre l’impatto delle attività umane sul cambiamento climatico e sulla salute. Per ottenere questi risultati, le leve su cui agire sono molte e tra loro strettamente connesse. Tra di esse ci sono:

  • Acqua: la possibilità di avere acqua dolce sufficiente per quantità e qualità è essenziale per garantire una adeguata qualità della vita. Per ottenere questo, è necessario utilizzare meglio l’acqua che abbiamo e agire per evitare che si riducano le riserve di acqua dolce. Un aspetto fondamentale di questa azione è la salvaguardia dei ghiacciai, il cui scioglimento fa defluire l’acqua in mare, dove si mescola all’acqua salata ed è perduta per molte attività umane.
  • Accesso all’energia: una larga parte della popolazione umana non ha accesso a forme di energia compatibili con la propria salute. In particolare, in Africa e nell’Asia meridionale vengono utilizzati ordinariamente per la cottura combustibili poveri che determinano un inquinamento domestico estremamente pericoloso. È necessario permettere un accesso all’energia meno gravoso per la salute ricorrendo a fonti rinnovabili ogni volta che sia possibile.
  • Produzione di energia: la produzione di energia dipende ancora per una percentuale altissima dalle fonti fossili, e al ritmo attuale di accrescimento, il limite massimo di presenza di anidride carbonica nell’atmosfera per evitare un aumento fuori controllo delle temperature sarà raggiunto entro venti anni. Quindi, è necessario incominciare subito ad agire nella direzione dell’energia da fonti rinnovabili, perché i mutamenti climatici hanno un’importante isteresi e per ottenere risultati in condizioni di emergenza diventerebbe necessario tagliare tutte le attività energivore.
  • Rifiuti: la metà della popolazione terrestre non gode di sistemi di smaltimento dei propri rifiuti ed è costretta a conviverci. È necessario estendere il servizio di smaltimento adeguandolo alla necessità di evitare la combustione nell’ambiente, che crea inquinamento da particolato solido e da emissioni organiche.

Mi sembra che siano necessarie due postille a questa eccellente analisi:

  1. Queste indicazioni vanno “tradotte in italiano”, cioè è necessario vedere cosa può fare Roberto Cingolani come neoministro del Governo della Repubblica. Lui stesso dice che queste attività non possono che essere collettive, nel senso che l’intera umanità, e in particolare la sua parte più fortunata, è chiamata a partecipare a queste azioni. Comunque, anche in Italia c’è molto da fare: ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, migliorare la circolarità dell’economia, migliorare lo smaltimento dei rifiuti, riportare l’acqua sotto controllo pubblico e ridurne gli sprechi e altro ancora. Mica poco.
  2. Tutto questo va fatto evitando che una o più attività cadano nelle mani di monopoli privati rapaci o, ancor peggio, in mano alla criminalità organizzata. Mica facile.

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