Aspetta primavera, Bandini

Romanzo di John Fante

È il primo romanzo di John Fante, pubblicato nel 1938. Narra la storia di una famiglia di immigrati italiani in Colorado: Svevo Bandini, la moglie Maria e i tre figli. Svevo, muratore, vive con disagio la sua situazione, sommerso com’è dai debiti e si rifugia nell’alcool e nel gioco. Maria è molto religiosa e fino a un certo momento sopporta le continue assenze da casa del marito aggrappandosi alla sua fede cattolica. Il figlio maggiore, Arturo, ladruncolo e teppistello, vive la contraddizione di un padre che ammira per il suo rifiuto di rassegnarsi, ma odia per quanto fa soffrire la madre. Si consola con il sogno di diventare un grande campione di baseball e quello di essere riamato dalla ragazzina che adora. il secondo figlio è devoto a Dio come la madre e pensa a una vita dedita al sacerdozio; il più piccolo è un monello scanzonato. Padre e figlio maggiore attendono la primavera rispettivamente per avere maggiori occasioni di lavoro e per ricominciare a giocare a baseball. L’ambiente umano è quello di una emigrazione incominciata con tante speranze e naufragata nelle delusioni: Svevo e i suoi amici di origine italiana si dibattono in quelle difficoltà, alcuni con un certo successo, altri, tra cui Svevo, impegnati a tenersi a galla come possono.

Non so come possa essere stato accolto il romanzo al suo apparire. Visto con gli occhi di oggi, e considerando gli aspetti di autobiografia dell’autore, appare segnato da una sommessa, ma non taciuta, sofferenza dovuta al razzismo contro gli immigrati italiani, dovuto all’accusa di aver portato in America la mafia. E non manca una vena di maschilismo, in quanto solo i maschi si pongono il problema della promozione sociale, mentre i personaggi irrimediabilmente negativi, la mamma di Maria e la vedova Hildegarde, sono donne. Sono tutti problemi per i quali ottanta anni fa la sensibilità era diversa, quando non opposta. E’ comunque una buona lettura che si divora in un attimo.

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