Giovanni Maria

Massimo Gramellini sul Corriere

Scrive oggi il saggio giornalista torinese (e torinista):

“Ogni volta che si reca ai giardinetti in compagnia del suo cagnolino, la ministra Roccella sente apostrofare le altre creature al guinzaglio con nomi umani: Giovanni, Eugenio, Giovanni Maria. Ne ha dedotto che sarebbe in atto un tentativo di trasferire l’affettività dai bipedi ai quadrupedi, con inevitabili riflessi sul calo delle nascite. La ministra continua il fortunato filone inaugurato dal Papa con l’omelia sui cani che viaggiano a bordo dei passeggini. Pur bazzicando parchi da decenni, non mi è ancora capitato di incontrare un Giovanni Maria in passeggino, né umano né canino, però mi guardo bene dal mettere in dubbio che esista. Continuo invece a non capire questa moda di tirare in ballo i cani per spiegare come mai in Italia non si fanno più bambini. Da un ministro della Famiglia mi aspetto che ponga l’accento sulle cause serie del fenomeno: la precarietà economica delle coppie giovani, la scarsa tutela dei diritti delle donne sul lavoro, la latitanza di servizi sociali di supporto e non ultimo il mutamento antropologico per cui, fin dai tempi della Roma di Augusto, le società benestanti tendono a fare meno figli perché meno disposte alle rinunce che l’accudimento della prole inevitabilmente comporta.

Sono problemi giganteschi, ma il governo della ministra Roccella potrebbe provare ad affrontarli lasciando in pace i cani e cominciando, per esempio, a fare qualche asilo nido in più: intitolato, naturalmente, a Giovanni Maria.”

Che si può aggiungere? La ministra sa benissimo di non essere in grado di risolvere i problemi veri, e quindi fa quello che oggidì si sente dire spesso: lanciare la palla in tribuna, prendere tempo, accampare scuse e sperare che qualcuno ci caschi. E l’unica cosa che possiamo fare noi è cercare, appunto, di non cascarci.

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