Romanzo di Maurizio De Giovanni
Ritorno, recita il titolo in lingua castigliana, e di ritorni ce ne sono almeno due.
Intendiamoci bene: c’è una vena di malinconia in tutto quello che scrive MDG. Però, in questo non si tratta di una vena, ma di un fiume.
L’Italia è entrata in guerra a fianco dei nazisti; la propaganda del regime vorrebbe far apparire positivo quello che non lo è; le leggi razziste si fanno sentire; la qualità della vita scende a picco e anche Napoli è diventata una città triste. Questo è l’ambito nel quale si svolgono le vicende del commissario Ricciardi, che è tornato a essere il barone di Malomonte; e lo sarebbe a tempo pieno, nel suo Cilento, se non fosse per il suo desiderio di chiarire vicende di molti anni prima, aiutato in questo dalla qualità della figlia, che si conferma capace di percepire i pensieri dei muti. Sullo sfondo, ci sono le vicende del dottor Modo e della bella Livia; da queste vicende emerge per il lettore la certezza che ci saranno altri sviluppi, con altri trapianti dalla metropoli alla campagna.
Si legge bene, questo romanzo, e non lascia l’amaro in bocca, pur nella tristezza della narrazione. L’ombra della guerra ricorda tante cose reali passate e (Dio non voglia) future.