Saluti a tutti

Isopensione per Stefano e molti altri

Le età della vita

Scrive il Cardinale Carlo Maria Martini, riprendendo un proverbio indiano, che la vita di un essere umano si compone di quattro fasi, la fase in cui s’impara; quella in cui s’insegna; quella in cui si ripensa a ciò che si è fatto; e infine la fase in cui si impara a chiedere l’elemosina.

Io vorrei aggiungere anche una fase in cui si lavora (ma per il Cardinale, giustamente, insegnamento e lavoro sono la stessa cosa), e vorrei cambiare il titolo dell’ultima con uno che mi piace di più. Perciò, l’elenco diventa: la fase in cui s’impara; la fase in cui si lavora; la fase in cui s’insegna; la fase in cui si ripensa a quello che si è fatto; la fase in cui si vive dell’amore degli altri.

Fatte queste modifiche, devo anche osservare che la terza fase del mio elenco non riscuote attualmente un grande entusiasmo se è vero che ricorre pochissimo, e le aziende dismettono le persone che potrebbero esserne i protagonisti. Non s’illudano i possibili discenti: il favore e la fiducia che le aziende accordano loro sono pelosi. Figlioli, state attenti al giovanilismo delle aziende.

Fin qui

Il giorno 01/10/2013 sarebbero state esattamente 1600 settimane di lavoro all’Enel, 11200 giorni. Ma il 30/09/2013 sarà invece il mio ultimo giorno di lavoro per l’azienda energetica nazionale. Ci sarebbero da togliere le settimane di ferie e i giorni di malattia, ma comunque, quei numeri danno l’idea di un tempo lunghissimo, una vita intera.

In questo tempo, ho fatto assistenza, manutenzione, management, pianificazione, progettazione. Ho lavorato e mi sono divertito molto. Non ho mai venduto il libro di fisica, né quello di matematica. Non ho mai comprato quello di scienza delle finanze. Il periodo in cui ho fatto manutenzione è stato il più impegnativo ed anche il più bello, quello che mi ha chiesto di più, ma che mi ha anche dato di più. Ho maturato in quel periodo una graduatoria di priorità che non ho più cambiato, e che mi porterò ancora dietro. Ho capito che la cosa più bella e importante, nel lavoro come in tutto il resto, è l’apprezzamento delle persone che hai accanto, e in quel momento sentivo di averlo. In seguito, sul lavoro, è capitato ancora, ma solo a tratti, come le code sull’autostrada.

Ho commesso errori, anche gravi, e ne ho visti commettere da altri; ho attraversato momenti difficili, roso dai dubbi: potrei parlarne a lungo, ma non lo farò. Ho visto il mondo popolato di persone, di cose e di fatti. Ho conosciuto persone splendide, e voglio ricordare quelle che considero le migliori in assoluto, Pierluigi Ferrara (scomparso nel 2007) e Giancarlo Passaleva. Voglio anche rendere omaggio a Giorgio Andreani (scomparso nel 2002): un gran signore. Peccato che non ci sia neppure una donna, ma quelle di Romagna le ho tutte nel cuore.

E ora?

Ho visto quest’azienda trasformarsi, spesso in modo contraddittorio. Questo periodo non fa eccezione, rispetto al passato, è solo tutto più esasperato. Quando incominciai, al SAS, ero l’ultimo, e pensavo che solo una crescita del Settore avrebbe potuto farmi crescere, ma il lavoro effettivamente svolto per far crescere il Settore era poco, si lavorava per obiettivi più immediati e limitati. Oggi è ancora così, ma con accenti più forti: nonostante si parli di one company, di fatto gli obiettivi proposti sono settoriali, e ognuno è chiamato a ottimizzare il prodotto del suo orticello.

Sembra quasi che non ci sia più la classica contraddizione tra gli obiettivi aziendali e quelli personali, ma non perché siano cambiati quelli personali: è l’azienda che ha modificato i suoi.

Per cui …

Dato che non ci sarà la terza fase dell’elenco di cinque, passo direttamente alla quarta e incomincio a ripensare a quello che ho fatto. Non per coltivare rimpianti, ma per andare avanti, per capire cosa non ho fatto e avrei potuto fare, e cosa è ancora possibile sviluppare. Per cosa? Per chi? Per me, prima di tutto, e poi per tutti quelli per cui posso ancora fare qualcosa.

“Mens sana in corpore sano” (Giovenale, Satire, X): nessuno è mai fuori pericolo, a nessuna età; fate pure i vostri scongiuri, se volete, ma non riuscirete a cambiare questa evidente realtà; nella vita, il tasto reset non c’è, non l’hanno ancora inventato, ed è meglio così. E allora, cara amica, amico mio, pensa alla salute, senza illusioni, ma con impegno, perché è una delle poche cose che valga la pena di fare.

“Appresso questo sonetto, apparve a me una mirabile visione, ne la quale io vidi cose che mi fecero proporre di non dire più di questa benedetta, infino a tanto che io potesse più degnamente trattare di lei.” Questo dice il Poeta (Vita nuova, XLII). Nel mio piccolo, vorrei fare anch’io qualcosa così: appresso molti anni di lavoro, sono molte le cose da dire, e si tratta di trovare il modo giusto di dirle, di dare loro uno scopo e di trovare qualcuno che le ascolti. Chissà se ci riuscirò.

Cari saluti a tutti.

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