Romanzo di Philip Roth del 1997
E’ un romanzo da leggere comunque, ma è molto complesso, tanto da dover fare alcune riflessioni preliminari su luoghi, personaggi e cronologia.
I Luoghi
Il luogo dell’azione è Newark, New Jersey, a pochi chilometri da New York. L’ambiente è quello dell’ebraismo americano, ma ci sono anche forti accenti di razzismo di tutti contro tutti. All’inizio della storia, Newark si presenta come una città industriale, con connotazioni di paleocapitalismo; poi, dagli anni ’60 si assiste a una decadenza della sua vocazione manifatturiera che la porta a essere preda della criminalità, nell’orbita della Grande Mela.
I personaggi
Seymour Levov è una persona normale, di famiglia ebraica tradizionalista, una persona brillante fino a una data precisa. Chiamato lo Svedese per i capelli biondi e gli occhi azzurri, nell’adolescenza è stato molto bravo, e molto ammirato, in tutti gli sport tipicamente americani: baseball, football e basket. E’ ancora molto giovane quando mette su famiglia e va a vivere nella casa dei suoi sogni, una vecchia casa in pietra a Old Rimrock, a quaranta chilometri da Newark. Eredita e dirige l’azienda di famiglia, che produce e vende guanti in pelle per signora, conducendola con stile meno autoritario del padre.
Dawn Dwyer, prima moglie di Seymour, donna molto bella, non è ebrea, e quando entra nella famiglia Levov, viene sottoposta a un attento esame da parte del patriarca Lou, e c’è una vera e propria trattativa su quale sarà l’educazione dei figli, con dei paletti che Dawn non rispetterà , scegliendo di battezzare la figlia. Vorrebbe una vita sociale più intensa di quella che può condurre a casa e si rifugia in una attività lavorativa propria, allevando bovini. Emergerà infine il suo disamore per la casa in campagna e il desiderio di evaderne: è davvero così, o è una rivalsa nei confronti del marito?
Merry (Meredith), figlia di Seymour e Dawn, manifesta seri problemi fin dall’infanzia. Il più evidente è la balbuzie, che però è il riflesso di malesseri più profondi, ma potrebbe anche essere vero il contrario, che sia la balbuzie a portarsi dietro il resto. Nel pieno della guerra del Vietnam aderisce alle frange violente della contestazione e compie un attentato nel quale un uomo muore. I genitori l’aiuterebbero volentieri e non credono alla sua colpevolezza, ma lei si dà alla latitanza e ucciderà ancora prima di riavvicinarsi, ma solo per mostrare che ha abbandonato il terrorismo per aderire alla religiosità vedica. Non è cambiata, invece, la sua avversione nei confronti della famiglia.
Jerry Levov, fratello di Seymour, in gioventù ha invidiato molto il fratello bravo e bello; per questo è andato a caccia di successo lontano dalla famiglia d’origine e, prima ancora, non ha esitato a manifestare una forte aggressività, aspetto caratteristico della sua personalità . E’ poi diventato un famoso e ben pagato chirurgo in Florida, e ha collezionato una serie di mogli, tutte scelte tra le sue infermiere. Continua anche in età adulta a differenziarsi dal fratello, più per contestarlo anche brutalmente, che per invidiarlo. Jerry è il cinismo fatto persona, e rappresenta l’America dell’arrivismo diventato sistema, del calpestamento quotidiano di ogni legge etica.
Lou Levov è il padre di Seymour e di Jerry. Ereditata l’attività della conceria e dei guanti dal padre, la conduce con piglio autoritario, lo stesso che usa in famiglia. Anche da pensionato non rinuncerà a esercitare il ruolo di patriarca e a manifestare disappunto per ogni novità . “I cambiamenti sono inconcepibili” dice, senza tener conto che al “suo” mondo si è arrivati attraverso infiniti cambiamenti. Arriva a rimproverare a suo figlio Seymour un eccesso di umanità dannoso per l’azienda.
Sheila Salzman, logopedista di Merry, apparentemente è un personaggio minore; in realtà, ha influenzato gli avvenimenti ospitando Merry all’inizio della sua fuga ed evitandone la cattura.
Rita Cohen è l’amica di Merry mandata da lei per raccogliere ricordi e soldi, o forse è solo una squallida ricattatrice pronta ad approfittarsi delle debolezze di Seymour e di Dawn. E’ il personaggio più negativo del romanzo.
Nathan Zuckerman, detto Skip, è la voce narrante del romanzo, alter ego dell’autore; fa lo scrittore ed era la vittima prediletta dell’aggressività di Jerry quando erano ragazzi.
La cronologia
E ora, cerchiamo di fare ordine nella cronologia, non così evidente nel romanzo, tanto da dover usare spesso l’espressione “circa”:
1927: nascono Seymour e Dawn
1930 circa: nascono Nathan e Jerry
1942 circa: l’azienda dei Levov decolla con le ordinazioni dell’esercito
1949: Dawn è miss New Jersey
1950 circa: Seymour e Dawn si sposano
1952: nasce la figlia di Seymour e Dawn, Meredith, detta Merry
1963 circa: Seymour succede al padre nella conduzione dell’azienda
1968: Merry compie un attentato e si dà alla latitanza
1970 circa; il matrimonio di Seymour e Dawn entra in crisi
1973: Merry ricompare, ma non è più la stessa
1985: lo Svedese ha un’altra moglie e un altro figlio, Chris (ce ne saranno altri due)
1995: è morta Merry, è morto Lou, e, prima di morire, Seymour cerca Nathan
Stile
Particolare è lo stile di questo romanzo, parte integrante della ricerca espressiva dell’autore. Si passa dai toni didascalici a quelli elegiaci con molte varianti, anche rabbiose, ma sempre in linea con le scene descritte. C’è l’uso del flash forward, e dopo tre capitoli credi di aver capito tutto, salvo poi accorgersi che non è così: il resto è forse una storia immaginaria inventata da Nathan, o forse la vita di Seymour nella sua fase dei dubbi e dei rimorsi.
Pastorale
Nathan vede quanto di positivo nella vita di Seymour, e dice: la vita di Levov lo Svedese era stata molto semplice e molto comune, e perciò bellissima, perfettamente americana.
Jerry non apprezza la vita di Seymour, e dice: la vita ordinaria e decorosa che vogliono fare tutti, e nient’altro. L’adattamento sociale, e nient’altro. La bonarietà, e nient’altro.
E’ questa la pastorale americana, l’american way of life: una vita normale, dedita al lavoro e alla famiglia, una ricerca della felicità fatta di cose semplici: l’amore per il proprio Paese, per la sua storia e la sua natura; gli sport americani e la festa del Ringraziamento da gustare tutti insieme.
Ma quel che Seymour Levov lo Svedese ama è, insieme alle vicende della figlia, anche quello che inceppa il suo primo matrimonio: lui è felice di queste cose comuni, la casa, il lavoro, la moglie e la figlia, le riunioni con genitori e suoceri; sua moglie Dawn, invece, cerca altro: non vuole abitare in campagna, in una casa di pietra, arredata con mobili d’antiquariato; cerca prima rifugio in un’attività lavorativa propria, diversa da quella del marito, ma poi esplode, perché vuole altro e di più, e ci tiene molto a mostrare di non essere solo una ex miss New Jersey, di avere altre qualità. Rifiuta la pastorale, insomma, e aspira a un altro modello di vita.
Il Vietnam e la contestazione
C’è anche Merry, che, a sedici anni, nel 1968, non ne vuole più sapere della cornice familiare e incomincia a frequentare a New York amici che condividono l’opposizione alla guerra del Vietnam. Seymour, che ha sempre messo la figlia al centro delle sue attenzioni fin dalla nascita della bambina e nella ricerca di una soluzione per la sua balbuzie, combatte queste frequentazioni con l’arma della persuasione. Si rivela un’arma spuntata, perché Merry, cessate le frequentazioni, passa alla contestazione violenta e compie un attentato, trasformando lo Svedese in un uomo pieno dei dubbi che non aveva mai avuto. Seymour lo Svedese scava nelle proprie azioni per trovare una spiegazione alla ribellione della figlia: forse è stato uno sciocco bacio, ma forse è il trauma che Merry, all’età di undici/dodici anni, aveva vissuto nel vedere alla televisione i bonzi vietnamiti che si suicidavano col fuoco.
Commento
Gli Stati Uniti sono un paese violento, lo sono sempre stato, ma la guerra del Vietnam è stata un pesante trauma per i cinquantamila soldati americani che ci sono morti e per la sconfitta, ma anche per la contestazione che ha suscitato, sfociata in un gran numero di atti di violenza, una forma di terrorismo interno di cui in Europa si è parlato poco, ma che ha lasciato tracce profonde. Non era la prima volta: anche la rivoluzione americana aveva conosciuto, da parte delle colonie che si ribellavano alla corona inglese, un modo di combattere che aveva molto del terrorismo.
Seymour, l’unico vero protagonista del romanzo, ha una parabola che inizia in paradiso e finisce nell’incubo, per poi risorgere, ma con tanta tristezza. E’ la vittima della ribellione di sua figlia e dell’autorità di suo padre, ma anche del desiderio di rivalsa di Dawn. Il suo desiderio di una vita dedita al lavoro e alla famiglia cade su questi ostacoli e, nonostante un altro matrimonio e altri figli, Seymour non si rialza più. Dawn vuole far dimenticare il suo ruolo di reginetta di bellezza, che non ha mai riscosso il suo interesse, ma con la bomba di sua figlia si rompe qualcosa anche tra lei e suo marito. Peraltro, dopo il 1973, Dawn scompare dalla storia, e non sappiamo se ritroverà la felicità perduta, o forse mai avuta. In definitiva, Seymour vorrebbe rimanere fedele al modello di vita della provincia americana, ma non ci riesce, e Dawn vorrebbe evaderne, ma le costa molto.
Conclusione
Sopravvive la pastorale americana? Certamente c’è ancora tra gli abitanti dei vasti sobborghi fatti di villette di legno con il giardino intorno, “the car” sul vialetto selciato e il revolver nel portaoggetti. Probabilmente, esiste anche tra gli abitanti dei paesi del middle east, con il pick up e il fucile d’assalto, ma forse più come aspirazione che come realtà. Non c’è più tra gli abitanti delle grandi città, dalla vita frenetica, sempre di corsa, che ti classificano come nullafacente se solo cammini, invece di correre. Non escludo però che questo giudizio dipenda dalla mia insufficiente conoscenza della vita americana di oggi.
Cosa sarà domani? Dipenderà molto dalle disparità future: se le disuguaglianze sociali cresceranno, la pastorale americana retrocederà fino a scomparire, perché non esisterà più la classe media che la vive o la desidera; se le disuguaglianze diminuiranno, allora tornerà in pieno e ci sarà maggiore armonia nella società americana. Temo che sia buona la prima, purtroppo.
E io? La mia pastorale era quella di Empoli, verso il 1985, con la vita centrata su famiglia, casa e lavoro, e l’impegno era tutto e solo a farci crescere, in tutti i sensi. Era già diversa a Ravenna, perché era nato Matteo, ma soprattutto perché era morto Fulvio, e io sentivo tutto quel peso. Poi, a Lucca, ci sono state la malattia e la morte di mio padre e, dieci anni dopo, i problemi di salute di mamma e i miei, tutte pietre miliari con le quali molto è cambiato. Infine, Matteo se ne va, si accompagna, nascono due magnifici nipoti. L’unico punto fermo rimane Pierangela, e spero che lo rimanga per molto ancora. E’ a lei che devo pensare.