Antisemitismo

Chiamare le cose con il loro nome

Ma quelli che parlano di antisemitismo, e usano questo termine come accusa o come insulto, sanno cosa significa?

Dato che c’è una gran confusione e va di moda definire antisemita chiunque critichi il governo di Israele, proviamo a fare chiarezza almeno dal punto di vista linguistico (della lingua italiana, ben inteso, perché nelle altre potrebbe non essere la stessa cosa).

Cam, Sem e Jafet, secondo la tradizione biblica, sono i figli di Noè, considerato il capostipite del genere umano come lo conosciamo oggi, in quanto unico sopravvissuto al diluvio universale. Da Cam discendono i Camiti, africani; da Sem i Semiti, popolazioni che potremmo collocare intorno al mar Rosso e nella Mezzaluna Fertile; e da Jafet i popoli indoeuropei, che ora si usa definire caucasici, anche se il Caucaso fu, per la maggior parte di essi, una sede transitoria delle loro migrazioni. Da chi discendano tutti gli altri, la Bibbia non dice; è pur vero che molte popolazioni, quali i nativi americani, sono il risultato di migrazioni ben più antiche della Bibbia stessa.

Oggi sono definiti semiti i popoli che parlano, o hanno parlato, lingue di ceppo semitico, quali gli Assiri, i Fenici, gli Ebrei, gli Arabi, alcuni gruppi abissini e altre popolazioni di cui rimane solo il ricordo nelle menti e nei documenti. Tutte queste popolazioni hanno la sola caratteristica comune di avere vissuto e prosperato nella Mezzaluna Fertile o nelle sue vicinanze. Dunque, identificare i Semiti con gli Ebrei è del tutto erroneo: il termine semita comprende molto altro, ed è una connotazione linguistica, non etnica, anche perché tutte le popolazioni interessate nel corso della loro storia si sono mescolate con altre etnie. Il recupero della lingua ebraica da parte degli ebrei d’Israele è una conquista recente, dopo che per secoli il suo uso era stato sostituito da quello di dialetti che erano la sua contaminazione. E allora, cosa vuol dire antisemita? L’uso di questo termine per indicare i nemici dell’ebraismo è puramente politico, e non ha niente di scientifico o culturale. Nell’uso comune, sarebbe bene evitare questo termine, sostituendolo di volta in volta con antiebraico o antisraeliano o altro ancora.

Ma chi sono gli Ebrei? A rigore, gli Ebrei sono i seguaci della religione ebraica, la più antica delle religioni bibliche e una delle prime religioni monoteiste. Nell’accezione volgare, sono ebrei tutti i discendenti di popolazioni o famiglie di religione ebraica. Sarebbe ovviamente necessario stabilire in quale misura le due accezioni si equivalgano sia sul piano filologico, sia nella mente delle persone comuni, ma questo varia molto da un Paese all’altro e da un’epoca all’altra. Per semplificare, occorre necessariamente far coincidere i due significati, perché altrimenti il discorso diventa troppo complesso.

E cos’è invece il sionismo? È una posizione ideologica che afferma il diritto alla autodeterminazione del popolo ebraico in uno Stato ebraico in quella regione che nella Bibbia è definita Terra di Israele. Nella sua accezione originaria, il sionismo ha trovato la sua realizzazione: probabilmente, Herzl ne sarebbe soddisfatto, anche se costituire uno stato che sia solo ebraico è impossibile, oltre che ingiusto: alla modifica della costituzione che dava questa indicazione, proposta in un recente passato dal governo di destra, si sono opposti, ancor prima degli israeliani di religione musulmana, i drusi delle montagne, e la cosa, per il momento, è finita lì. Ma oggi per sionismo si intende altro: i sionisti odierni sono quelli che auspicano l’espansione dell’attuale Stato israeliano a danno dei suoi vicini, e prima di tutto a danno degli Arabi di Palestina. E l’antisionismo, allora? Forse la cosa più saggia sarebbe non usare più questo termine, perché il suo significato è diventato ambiguo, e comunque non saprei proprio con che cosa sostituirlo.

Oggi si tende a semplificare e, in questo, a identificare i semiti con gli ebrei, anche se gli ebrei sono una minoranza tra i semiti, e a identificare gli Ebrei con gli Israeliani, anche se Israele raccoglie solo il 40% circa degli Ebrei di tutto il mondo: il numero degli Ebrei negli USA non è inferiore. Per inciso, non è solo un’abitudine deleteria quella della tendenza a semplificare, ma un chiaro segnale di decadenza culturale. Si tende poi a identificare i sionisti con gli Israeliani, anche se in realtà ci sono Israeliani non sionisti e Sionisti non israeliani, qualunque significato si voglia dare al sionismo. E si tende anche a identificare Israele con il governo israeliano. Insomma, il desiderio di semplificazione induce in una serie di errori e a fare una gran confusione. Nella situazione di decadenza in cui ci troviamo, chi si ostina a chiamare le cose con il loro nome rischia di essere frainteso e, magari, sbeffeggiato o, peggio ancora, insultato e offeso.

Da cosa dipende tale confusione? È solo ignoranza o c’è anche della malafede? A chi giova, verrebbe da chiedere? Francamente, non lo so, ma lo scopo di queste righe non è quello di stigmatizzare qualcuno, o lodare qualcun altro, ma solo quello di vedere quanta chiarezza si può fare e quanta se ne può trasmettere. Purtroppo, credo che sia assai poca.

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