Un processo a step successivi
Permettetemi di proporre un modesto contributo al dibattito congressuale del Partito Democratico.
Ho letto con attenzione le mozioni dei tre candidati alla segreteria del partito, ed è stata una lettura interessante, appassionante e a momenti anche emozionante, specialmente nel caso di quella di Ignazio Marino, che ha slanci ideali che le altre ignorano. La più ragionata è quella di Pierluigi Bersani, che vede gli aspetti organizzativi con occhio professionale. Trovo che la mozione di Dario Franceschini sia la più debole delle tre, e che manchi della visione strategica propria delle altre: certamente non voterò per lui. Se sceglierò col cuore, voterò certamente Marino; se sceglierò col cervello, forse voterò Bersani.
Mi dispiace che nessuno parli di metodo di lavoro (salvo qualche cenno di Marino), che è a mio avviso un aspetto fondamentale di ogni fase costituente. Provo a tracciarne uno schema mio.
Primo step è la Missione, obiettivo generale a medio/lungo termine.
È un compito da assolvere, uno scopo per il quale operare, da porre alla radice di tutto un processo di elaborazione politica, scientifica o culturale.
Come Italiani, la missione è risollevare l’Italia dal degrado morale in cui è precipitata. Come cittadini del Mondo, è contrastare i mutamenti climatici indotti da attività umane. Questi obiettivi comprendono tutti gli altri, perché richiedono un modello di pensiero etico ed un modello di sviluppo radicalmente diversi da quelli del pensiero unico dominante.
Secondo step sono le politiche, obiettivi a breve/medio termine su singole materie.
Servendosi di metodi rigorosi e trasparenti, occorre dare vita a nuove politiche della casa, del lavoro, dei trasporti, della sanità, della scuola, della previdenza, della giustizia ecc., sia a livello nazionale, sia a livello locale.
Mi pare che tutte le mozioni si concentrino sul secondo step e trattino brevemente il primo e il terzo, ignorando del tutto il quarto.
Terzo step è il piano, elenco di progetti da portare a termine.
In parole povere, elenco di cose da fare per realizzare le politiche individuate. I progetti che fanno parte del piano a livello nazionale possono essere di almeno tre tipi diversi:
riforme strutturali a livello legislativo;
riforme organizzative;
realizzazioni concrete infrastrutturali.
A livello locale, invece, scompare, in linea di massima, il primo punto.
È importante l’applicazione del concetto di piano “zero-based”, che trae origine direttamente dai dati del problema da affrontare, senza pescare niente da piani/programmi precedenti, da preparare a cura di un pool di specialisti non coinvolti nella lotta politica quotidiana o nell’amministrazione locale.
I dati del problema di un piano “zero-based” sono quanti Italiani, con quale composizione sociale, quale distribuzione sul territorio, quali esigenze e quali istanze economiche e ideali. Stessa cosa per i Toscani, i Lucchesi ecc.
Quarto step è il programma, elenco di progetti con scadenze e risorse.
Il passaggio dal piano al programma richiede che si destinino delle risorse da utilizzare (in generale, risorse finanziarie, umane e tecnologiche) e che si fissino delle date di scadenza Quindi, la differenza tra un piano ed il corrispondente programma sta nel mettere a fianco di ogni progetto le risorse ad esso destinate, e naturalmente l’origine di queste risorse, e che si indichi il programma cronologico. Mentre il piano prescinde dai tempi, la variabile tempo è fondamentale nel programma, che può veder scomparire dei progetti perché non ci sono, nei tempi previsti, le risorse da destinarvi.
Quindi, ci saranno programmi quinquennali, annuali e anche su archi di tempo più brevi, e sarà buona pratica rivedere annualmente i programmi quinquennali, e mensilmente quelli annuali.
Permettetemi infine di individuare alcune priorità a livello di politiche, suddividendole in maniera ideale.
I segnali della civiltà
Si è sempre detto che il grado di civiltà di una società si misura visitando e giudicando le sue scuole, le sue prigioni e i suoi ospedali, usando quindi come parametri l’istruzione, la giustizia e la sanità. Questo è ancora giusto e vero.
La vita di ogni giorno
La vita di ogni giorno di ciascuno di noi non è influenzata solo dagli indicatori di civiltà, ma da numerose altre attività, servizi e infrastrutture. Il lavoro, la casa, i trasporti sono i più evidenti, quelli prioritari, ma la lista reale è lunghissima.
Il nostro posto nel mondo
Che al mondo ci possa essere un primus inter pares è accettabile, ma non può esserci nessuno che si autonomina primo della classe, né tanto meno gendarme. Il commercio mondiale, le operazioni di polizia internazionale, la politica ambientale richiedono regole condivise applicate con estremo rigore.
Chiudo qui questo contributo necessariamente breve, altrimenti non lo legge nessuno. Sarei contento di approfondire alcuni aspetti e di discuterne, ma non oggi e non qui.