Del giornalismo

Lettera a Beppe Severgnini

Caro BS,

è imbarazzante vedere quanti ti scrivono per parlare di giornalismo a un giornalista: non si rendono conto che è come dire “vieni qui, che ti insegno il tuo mestiere”. Tutto quello che io credo di poter fare è esprimere un’opinione, sperando di non offendere nessuno.

Tanto per cominciare da una banalità, ho sempre pensato, per esempio, che le opinioni debbano essere tenute accuratamente separate dai fatti, e che prima di esprimere opinioni, un buon giornalista debba umilmente riportare i fatti come questi si sono svolti. E invece, capita di assistere a cose che si allontanano molto da ciò. Per esempio, capita di vedere: il giornalista che dà per noti i fatti, salta quella fase e incomincia subito a sentenziare; il giornalista che si basa non sui fatti, ma su una loro interpretazione più o meno di parte; l’intervistatore che parla più dell’intervistato e dà persino l’impressione di non ascoltarlo; il giornalista che pensa più agli spazi pubblicitari da vendere che alle informazioni da dare.

Non parlo, naturalmente, dei casi di giornalisti imprigionati o uccisi. Per quei casi, dovrebbero valere le leggi ordinarie, ma chi uccide e imprigiona i giornalisti di solito è anche quello che fa le leggi, e allora il cerchio fa presto a chiudersi, e si chiude male.

Quelli su menzionati sono malvezzi dovuti, ahimè, a gravi difetti delle singole persone, ma forse anche del sistema dell’informazione: persone che si sopravvalutano, in particolare, e forse anche qualche persona in malafede, ma anche un sistema che impone tempi a volte assurdi, nei quali non c’è spazio per un adeguato approfondimento. Che ci sia anche un tentativo di far concorrenza ai social network? Tentativo vano, ben s’intende, ma anche fuorviante, perché è inutile che un buon giornalista si rivolga a quelli che si informano tramite i social: è una battaglia che non vale la pena di combattere, e, comunque, una battaglia persa. Meglio, credo, ritagliarsi un proprio angolo, non per chiudersi nella torre d’avorio, ma per evitare miseri battibecchi e provarsi a esprimere professionalità e autorevolezza. Un esempio per tutti? Il direttore del tuo giornale.

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