Gli incarichi degli eletti

Un programma “zero based”

Cara Unità,

Vorrei permettermi alcune personali osservazioni sul contributo di Gianni Cuperlo del 16/01/03 e sulla risposta del Direttore, spostando il discorso dall’attuale fase alla futura; ma lascia prima che mi presenti.

Sono un tesserato DS che fa scarsa attività di partito. Ho 50 anni, sono ingegnere e fresco reduce da 15 mesi di lavoro all’estero. Sto riprendendo solo ora il contatto con la vita italiana, e lo faccio avendo davanti l’immagine, percepita fuori, di un paese nevrastenico che reagisce senza il supporto del senso delle priorità, guidato da degli schizofrenici che confondono la realtà con la visione che ne hanno. Fuori d’Italia, ho conosciuto molte persone assai preoccupate per il nostro paese, e altre che ci ridono dietro per la situazione in cui ci siamo cacciati. Da noi, il paragone tra Berlusconi e Mussolini è ormai passato di moda; all’estero, è ancora attualissimo.

La mia formazione culturale mi indirizza verso l’organizzazione come preparazione all’azione, e per questo vorrei riprendere il punto dello scritto di Gianni Cuperlo, laddove si parla dei ruoli e dei profili dell’opposizione, per ampliarlo attraverso una domanda: dato che con le elezioni del 13 Maggio abbiamo assegnato ai nostri eletti il compito di fare l’opposizione in Parlamento, con esse abbiamo assegnato anche l’incarico di preparare la prossima battaglia elettorale?

È evidente che l’opposizione ha due obiettivi minimi: evitare che il governo delle destre produca nel paese danni irreparabili, e far restare aperta la strada dell’alternanza (detto per inciso, la sinistra non detiene alcun diritto di governare l’Italia: deve conquistarselo giorno dopo giorno). Ma da questo a dire che la compagine degli eletti abbia da noi ricevuto il mandato per la preparazione del 2006, o che abbia su di esso un diritto di prelazione, il passo è lungo. Personalmente, non mi sento di aver attribuito alcun mandato, ed al momento non saprei dire a chi vorrei affidarlo.

Credo di sapere, invece, cosa è necessario chiedere a chi vorrà misurarsi nell’impresa: di saper preparare un programma e di saperne curare la realizzazione; in subordine, e solo se strettamente necessario, saper anche condurre efficaci battaglie di opposizione, dato che, se oggi è vero che non possiamo trascurare il compito di opporci al governo delle destre, è altrettanto vero che nel 2006 il nostro obiettivo sarà quello di governare. Se è vero che ora c’è spazio anche per la sinistra di classe, con l’anima all’opposizione, fra 3 anni ce ne sarà solo per la sinistra di governo.

Dico questo perché una forza che si propone di governare deve saper raccogliere e interpretare tutte le istanze che salgono dal paese, e non può permettersi di farsi paladina di una sola classe contro le altre. Già lo abbiamo sperimentato, e sarà ancora così, ma con una fondamentale differenza: che la prossima volta sarà a valle di una stagione di governo delle destre, e che alla luce di quanto sta avvenendo, non sarà in alcun modo possibile riprendere il lavoro dove questo si era interrotto, perché ci troveremo di fronte ad una situazione radicalmente diversa da quella lasciata.

Sarà necessario ripartire da zero, e con un programma “zero based”, cioè che non consideri niente come mutuabile dal passato e che costituisca una elaborazione originale basata solo sui dati fondamentali: quanti Italiani, con quale composizione sociale, quale distribuzione sul territorio, quali esigenze e quali istanze economiche e ideali. In base a questi elementi, sarà necessario pensare, servendosi di metodi rigorosi e trasparenti, a nuove politiche della casa, del lavoro, dei trasporti, della sanità, della scuola, della previdenza e di tutto quanto il resto. Definite le politiche, da queste dovrà discendere un piano, cioè un elenco di cose da fare, e questo dovrà essere confrontato con le risorse umane, tecnologiche e finanziarie disponibili, per arrivare infine ad un programma fatto di attività da svolgere, risorse da impiegare e scadenze da rispettare.

Ma quanto tempo occorre per fare tutto questo lavoro? Si potrebbe persino dire che non basta la vita di un uomo: invece il tempo rimasto è di 3 anni soltanto, e mentre siamo ancora a discutere su come fare l’opposizione e ci trastulliamo con alleanze, schieramenti e leadership, c’è da fare un lavoro immenso in poco tempo e nessuno vi mette mano. A questo si aggiunge il timore, non so quanto infondato, che al momento di decidere chi debba lavorarci, possa ricominciare il balletto dei veti incrociati e delle istanze contrapposte tra sinistra di classe e sinistra di governo, prima ancora che tra le diverse anime dell’Ulivo.

La soluzione è una sola, ma difficilissima: gli eletti ed i partiti pensino a fare una opposizione rigorosa, ma efficace; l’Ulivo, con il contributo di tutti, ma servendosi di proprie strutture organizzate, prepari la prossima battaglia.

Potrà andare così? Purtroppo sono pessimista, ma non mi arrendo.

Fraterni saluti

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