Ma Lev Nikolàevič Tolstòj non c’entra per niente
E qui ti dico cosa ne penso dei leader mondiali del momento. Prima, una considerazione: guardando l’elenco degli stati del Mondo per numero di abitanti, si rimane sorpresi (o almeno a me è accaduto così) per quanti abitanti abbiano Paesi che nello scacchiere mondiale contano meno. L’Indonesia è al quarto posto, dopo Cina, India e Stati Uniti; seguono il Pakistan e la Nigeria; il Bangladesh ha più abitanti della Russia; il Vietnam ha 100 mln di abitanti, e così via. Questo significa, secondo me, che la nostra conoscenza del mondo è decisamente superficiale. Ma veniamo ai leader, in ordine di popolazione dei loro Paesi.
- Xi, leader della RPC: una gatta morta, che nasconde le mire imperiali cinesi sotto un aspetto da impiegato di banca. Può diventare pericoloso se si toccano taluni interessi del suo Paese, come quelli nel Mare Cinese. L’espansionismo in Africa ha sapore neocoloniale.
- Modi, primo ministro dell’India: rischia di diventare il macchinista della locomotiva del mondo, ancor più della Cina: sarà in grado?
- Biden, presidente degli Stati Uniti: è un presidente debole, privo di carisma internazionale, che dice quello che altri presidenti, meno deboli, o più astuti, tacevano. Più un Bush, che un Obama, ma per fortuna non un Trump, né un Reagan. – Trump, ex presidente degli Stati Uniti: non si può parlare neppure di un leader della destra, perché crede solo in se stesso e nei suoi finanziatori. Può essere pericoloso soprattutto per la democrazia americana.
- Bolsonaro, presidente del Brasile: un avventuriero capace di calpestare anche gli interessi del suo Paese per fare gli interessi propri.
- Putin, presidente della Russia: il suo obiettivo è l’Europa; tutta. Già molti anni fa i Russi, di fronte all’ipotesi di aggregarsi alla UE, dicevano che sarebbe stata la UE ad aggregarsi alla Russia; ora hanno un presidente che interpreta i loro desideri e li fa propri.
- Kishida, primo ministro del Giappone: non compare mai; può anche essere buon segno. Ma il Giappone cambia spesso i suoi governanti.
- Erdogan, presidente della Turchia: tutto sembra ruotare intorno ad un unico interesse: far fuori i Curdi. Per ottenere questo risultato, vuole mano libera, e per averla è disposto a imbarcarsi in cose apparentemente contraddittorie.
- Khamenei, leader dell’Iran: un leader religioso nel 21° secolo sembra un assurdo, eppure è lì, e non ci sono prospettive che possa cambiare. Ma conterà davvero, o sarà solo un simbolo?
- Sholz, cancelliere della Germania: finora ha fornito l’immagine di un uomo grigio; naturalmente, non è detto che sia solo un difetto. La sua nobilitate si misurerà al momento di affrontare la sfavorevole congiuntura che si prospetta per l’economia tedesca.
- Johnson, ex primo ministro del Regno Unito, rischia di succedere a se stesso per la debolezza dei suoi avversari, nonostante sia una figura meschina e inaffidabile.
- Macron, presidente della Francia: il belloccio di Amiens è un buon interprete di quello che la 5a repubblica ci riserverà in seguito, sempre più lontana da CDG, e potrebbe anche preludere a qualcosa di analogo per l’Italia. Si atteggia a più grande di quel che è, ma la Francia rimane sempre un esempio positivo.
- Draghi, primo ministro dell’Italia: un autentico drago sul piano tecnico, sconta debolezze nell’agone politico. Avrebbe bisogno di un vasto consenso che mettesse a tacere i suoi miseri concorrenti: speranze prossime allo zero.
- Justin Trudeau, primo ministro del Canada: il belloccio di Ottawa sta dando buona prova di sé, anche se risente inevitabilmente del vicino ingombrante. Via Trump, per lui le cose sono migliorate parecchio.
- Zelens’kyj, presidente dell’Ucraina: purtroppo per lui, è capitato in un momento terribile. Quando divenne presidente, si pensò ad un emulo migliorato di Beppe Grillo, capace di assumersi in proprio la responsabilità di governare, ma ora sta dando prova di una statura assai maggiore. Speriamo per il meglio.
- Salmān Āl Saʿūd, erede al trono dell’Arabia Saudita: l’amico del pavone di Rignano è una delle personalità più controverse e pericolose del pianeta. Vero è che, chiunque sia il leader, quella dell’Arabia è una monarchia assoluta priva addirittura di un parlamento, ma da quella persona c’è da aspettarsi il peggio, e lo sta già dimostrando in Yemen.
- Ci sarebbe anche Israele, ma la situazione politica israeliana è talmente confusa che è difficile dire chi ne sia oggi il leader. Speriamo solo che non torni Netanyahu.
Mi rendo ben conto che questi sono discorsi da bar, ma volevo chiarire alcuni aspetti, spero di esserci riuscito.