Con molta pazienza e un po’ di fatica ho letto il documento del MISE sul Piano nazionale Industria 4.0 2017-2020, e ora mi chiedo:
1. Industria 4.0 richiede una reale e intensa condivisione di conoscenze e di molto altro, ma per far questo, occorre convincere gli Italiani a perdere almeno un po’ del loro individualismo: avete presente come funziona in azienda la trasmissione del mestiere, con contorno di gelosie e ostacoli? Come si pensa di fare per superare questi fenomeni?
2. La necessità di far ripartire l’industria manifatturiera dovrebbe essere chiara a tutti, perché altrimenti il problema occupazionale non potrà essere risolto; dovrebbe essere anche chiaro che l’industria italiana è rimasta indietro, in molti casi non ha fatto neppure la terza rivoluzione industriale, e sarà difficile che possa fare la quarta. D’altra parte, senza di essa la competitività sarà ancora bassa.
3. I concetti della quarta rivoluzione industriale non sono tutti di facile comprensione, perché si tratta di abbandonare la costruzione in grande serie e ottenere con piccoli lotti gli stessi risultati economici delle grandi economie di scala, ma c’è un serio rischio che vengano frapposti ostacoli per il conservatorismo diffuso tanto tra gli imprenditori, quanto tra i lavoratori.
4. Quando sarà chiaro che lo Stato intende spendere 23 miliardi in quattro anni per il Piano, che onestamente mi sembrano pochini, milioni di Italiani insorgeranno a dire che bisogna spenderli per la sanità, o per le pensioni, o per il reddito di cittadinanza, invece che per la ricerca e la banda ultralarga, perché è onestamente difficile capire quanto tutto ciò sia necessario per l’Italia e se possa bastare per un vero rilancio.
Insomma, siamo sicuri di essere pronti, o non occorrerà prima qualcosa d’altro, per esempio una importante crescita culturale?