Un saggio di Corrado Augias
La vita si impara, e ogni giorno che passa, se non sei proprio stupido, impari qualcosa e migliori il tuo rapporto con la vita. Ma questo bel libro di C.A. fa torto a tutti quelli che imparano la vita in un altro modo: non si impara a vivere soltanto leggendo Lucrezio e studiando Spinoza, ci sono altri modi, magari salendo su un ponteggio o scendendo in una miniera. Provo a enumerare qualcuno dei miei:
La salute: si va al mare per quattro anni senza fare il bagno.
La disciplina: non si va a scuola senza aver fatto i compiti, ed è solo un esempio fra i tanti.
L’amore: non si tradisce mai e non si dà mai adito a sospetti.
Il lavoro: sbagliando s’impara, ma è meglio non sbagliare.
Umiltà: non ce l’avevo, l’ho migliorata pian piano, ma devo migliorare ancora.
Pigrizia: no, quella ce l’ho ancora tutta, e credo che tale resterà.
Le idee: si possono cambiare, modificare, ma non si possono tradire.
Insomma, si rimane sempre fedeli a se stessi.
C.A. parla di molti altri: e parla della propria infanzia e giovinezza, fra il ’35 e il ’55; parla delle città in cui ha vissuto e lavorato; parla dei suoi maestri, antichi e moderni, ma tutti validi per i tempi che viviamo. La conclusione dell’A. non è molto diversa da questa che, ad oggi, potrei scrivere io: rifletto su tutta la gente che ho conosciuto, e mi rendo conto che sono in tanti a volermi bene, magari tiepidamente; non so cosa io abbia fatto per meritarmi questo, ma qualcosa devo pur avere fatto, o non fatto. E mi rendo anche conto di quanti, invece, per arrivismo, per egoismo o anche solo per stupidità, spargano inimicizia e rancore fra le persone che incontrano sulla loro strada. Ne ho conosciuti tanti anche di quelli, e non vorrei davvero essere uno di loro. Quando si parla di cosa vorrei fare prima della fine, io dico che vorrei riconciliarmi con le persone con cui mi sono comportato male, perché anch’io ho dei debiti da saldare. Ho anche dei crediti, e forse sono di più dei debiti, ma non m’interessa.
