L’anno del Draghi

Un governo semitecnico per affrontare la crisi

Sembra un richiamo all’oroscopo cinese, e invece nasce il governo Draghi, che potrebbe anche sembrare una oscena ammucchiata, ma presenta invece anche alcune interessanti novità, e io provo a elencare alcune sensazioni.

  1. Dejà vu: alla nascita del governo Monti, dieci anni fa, Staino sentenziava “Forse ce la facciamo a morire democristiani”, perché negli anni precedenti avevamo temuto che finisse peggio. Oggi è la stessa cosa, e viene una gran voglia di considerare questo governo il minore dei mali possibili.
  2. Umiltà: l’importante è che il professor Draghi compia il suo dovere non solo con sobrietà, ma anche con tanta umiltà e che tenga conto che le ricette necessarie oggi potranno diventare d’impaccio domani. Monti non fece così, e il populismo ne uscì rafforzato, con la terribile sequenza Grillo, Renzi, Salvini, Meloni.
  3. Fiducia: non conosco Daniele Franco e Maria Cristina Messa, ma di un governo con Marta Cartabia e Enrico Giovannini penso di potermi fidare.
  4. Ambiente: il professor Cingolani rappresenta una novità straordinaria: abbiamo un ministro dell’ambiente che conosce la fisica, uno che sa di cosa sta parlando. Usciremo dai tempi in cui gli ambientalisti cercavano la ciminiera nelle centrali idroelettriche.
  5. Scelte coraggiose: il fatto che i pentastellati non gradiscano Cingolani dovrebbe inorgoglirlo; forse, finalmente, vedremo proporci delle politiche ambientali realistiche, coerenti e coraggiose, e non vuoti proclami che vogliono solo mettere ostacoli senza proporre niente.
  6. Il Barca: manca Fabrizio Barca, ed è un gran peccato. Credo che il suo lavoro sulle aree interne avrà sviluppo, ma la sua presenza nella squadra di Draghi mi sarebbe sembrata una buona cosa.
  7. Durata: quanto potrà durare? Dipende da quanti lo sosterranno con magnanimità. Se i partiti vorranno essere protagonisti, durerà poco, e saremo nelle peste peggio di prima.

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