Cento premi Nobel scrivono ai governi del mondo in favore degli ogm
Nell’appello sottolineano come gli organismi geneticamente modificati siano sicuri e puntano il dito contro Greenpeace che da anni si batte in particolare contro il progetto golden rice, un riso più ricco di vitamina A: “Riconoscete i risultati degli studi scientifici”
Fin qui, la notizia apparsa sulla stampa. Mi vengono spontanei due commenti.
- Greenpeace ha due anime: una, quella nota al grande pubblico, che fa azioni dimostrative spettacolari per attrarre l’attenzione sui problemi ambientali; l’altra, meno nota, che studia e lavora, producendo documenti di grande interesse: ne ho visti sulla centrale nucleare di Mochovce (Slovacchia), quando partecipavo a quel progetto, ed erano estremamente interessanti. A me piace la seconda anima, anche se devo riconoscere che anche la prima ha una sua utilità, ma chiedere a Greenpeace di riconoscere i risultati degli studi è pleonastico, dato che Greenpeace stessa fa ricerca. Non sopporto, invece, gli ecologisti che in vita loro non hanno mai aperto un libro di fisica.
- Dato che gli organismi animali, come quello di noi umani, non sono in grado di alimentarsi con sostanze inorganiche, per sopravvivere devono farlo con sostanze organiche tratte da altri organismi vegetali o animali, e sono tutte ogm, perché sono il risultato dell’evoluzione, e quindi il loro patrimonio genetico ha subito, nei 5 miliardi di anni di esistenza di questo pianeta, infinite modifiche. Perciò, anche dire che gli ogm sono sicuri è anche lui pleonastico, dato che tutte le sostanze di cui ci nutriamo sono ogm. Il problema degli ogm va riscritto, mettendo al centro dell’attenzione il fatto che la ricerca delle aziende non è orientata a risolvere il problema dell’alimentazione di sette miliardi di umani, ma a produrre profitti. Purtroppo, sembra che il problema così posto interessi di meno, mentre una ricerca correttamente impostata potrebbe fare molto per tutta la malnutrizione del mondo e per altro ancora.