Oggi c’è stato il funerale di Silvia, morta mercoledì in un terribile incidente stradale. Aveva 43 anni, e un bambino di 7. C’era tanta gente, e non sono neppure riuscito a entrare in chiesa.
L’avevo conosciuta alle riunioni del circolo del PD, lei renziana, io no. Era simpatica e brillante; era apprezzata da tutti.
Tra famiglia, lavoro e politica, trovava anche il tempo per dipingere, e non lo faceva da imbrattatele, ma coltivando la difficile arte dell’iperrealismo.
Mi ha impressionato il fatto che una volta avesse detto che se tutti si rendessero conto che si può perdere tutto in un attimo, nel mondo ci sarebbe meno cattiveria.
Mi ha impressionato vederla all’obitorio, perché non era né anziana, né malata, e anche da morta era il ritratto della salute, della gioventù e della bellezza.
Io per me non ho paura della morte, ma so di avere ancora delle responsabilità verso le persone vicine, e queste morti mi fanno pensare, mentre sbaglia chi chiude gli occhi per esorcizzarle. Prima delle malattia e della morte di mio fratello ero anch’io fra quelli che pensano che le disgrazie capitano solo agli altri; poi, non l’ho più pensato.
Ciao, Silvia.