Sull’anarchia, il comunismo e il PD
“La sinistra italiana deve smetterla di considerarsi messa peggio degli altri. Il livellamento verso il basso la soccorre, e non poco”, dice Michelino (Serra), in tono fra il faceto e il consolatorio. Ma per noi che dobbiamo pur decidere per chi votare, il problema è serio. Matteo (Innocenti) dice “L’anno prossimo vinceranno i razzisti e i qualunquisti, ma questo non è un buon motivo per rivotare Renzi”. Piera, invece, dice che di fronte alla prospettiva di un governo di onagrocrazia, ci toccherà di nuovo parare il culo a Renzi. Io non so ancora bene cosa farò, ma di una cosa sono sicuro: non so ancora per chi, ma certamente voterò.
È pur vero che quella della Toscana rossa è sempre stata una gran balla (forse Livorno era una volta una città rossa, ma in tutto il resto della Toscana “quell’idea così bella” non era il comunismo di cui dice Barbini nel suo bel libro, ma l’anarchia). I contadini toscani dicevano “La terra a chi la lavora!”: se ne guardavano bene dal dire “Proprietà collettiva della terra!”, come avrebbe voluto l’ideologia comunista. Certo che, come anarchici, quasi tutti noi siamo terribilmente realisti, e al momento di andare a votare, non rinunciano al voto come farebbero gli anarchici più sognatori, ma votiamo per il meno peggio. Poi, che per tanti anni il meno peggio sia stato prima il PSI e poi il PCI, è un fatto ineludibile.
E ora, chi è il meno peggio? Speriamo che ce lo dicano i prossimi sei mesi. Intanto, eviterò di riprendere un’altra volta la tessera del PD (ma mi tengo ben stretta quella della CGIL), perché può pure essere che il PD sia il meno peggio e che decida di votarlo, ma la tessera no. Non quella di un partito in cui i megalomani costituiscono l’ossatura, e anche persone per altri versi valide dicono “l’importante è vincere le elezioni”. Eh no, cari ex compagni! L’importante è promuovere le proprie idee, mettendosi la mano sul cuore; se poi questo porta a vincere le elezioni, tanto meglio, ma inseguire una vittoria a costo di aggiustare le proprie idee, mai! Non siamo mica l’omino di burro! Ma quello la mano se la metteva sul portafoglio.