Gita a Parma

In Emilia il nostro anniversario

Piera e io abbiamo passato a Parma il nostro 37° anniversario, e non potevo evitare di pensare alla presentazione di Parma che fa Paolo Nori, scrittore parmense trapiantato a Bologna, nel suo “La banda del formaggio”, che continuo a considerare il suo romanzo migliore:

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Parma, secondo me, era un idea, un accento, un modo di parlare, di imprecare, di gesticolare, era una cantilena, era un dialetto, era un modo di camminare, era un modo di accendersi le sigarette, era un modo di piegare la testa quando si guardava, era la luce che c’era sulla via Emilia a una cert’ora del giorno, era l’odore che c’era in Cittadella quando era piovuto, era il suono delle campane della Steccata …

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Detto del Nori, Parma ci è piaciuta. Lo spunto per la visita era stata la mostra di Antonio Ligabue, che era bellissima, anche se poi le cose che più ci hanno colpito, pur non avendo visitato a fondo la città, sono state il Palazzo Pillotta, il Duomo e il parco del Palazzo Ducale, ma ci è sembrata soprattutto una città dove si vive bene e dove i servizi per il cittadino funzionano egregiamente.

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Magari, i Parmensi non la pensano così, visto che c’è stato un cambio di amministrazione ancora recente, ma l’impressione è questa. Insomma, Parma non è solo prosciutto e formaggio.

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Abbiamo mangiato i tortelli di erbette e gli anolini in brodo; abbiamo bevuto il lambrusco, naturalmente nelle tazze di ceramica; ma ci siamo vieppiù convinti che in Emilia bisogna mangiare antipasto e primo piatto, saltando il secondo, perché quelle sono le cose che sanno fare bene e che meritano che gli si faccia festa.

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Qualche foto, con: il grande cedro di Piazza della Pace,  Santa Maria della Steccata, i potenti pilastri del Palazzo Pillotta; Pierangela in Piazza San Giovanni Evangelista, Pierangela nel Parco del Palazzo Ducale, Pierangela al Caffè Cavour.

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