Aree interne: servizi e cultura 3

Aree interne: Sanità mobilità e sicurezza
La sanità

Anche per la sanità vale molto di quanto detto per la scuola: la progressiva chiusura delle piccole realtà ospedaliere può consentire, se ben fatta, di concentrare le cure in strutture più efficaci e efficienti, in cui i casi clinici si presentino con una certa frequenza e possano essere affrontati con maggiore esperienza e migliori attrezzature, ma ciò si scontra con esigenze locali, o almeno percepite come tali. Ricordiamo tutti frasi come “qui non nasceranno più bambini”, perché le strutture non sono adeguate per partorire in sicurezza; oppure “per questa analisi devo fare 80 chilometri” (es.: Piazza al Serchio-Pisa), perché più vicino non si può. Se è chiaro che non si possono estendere ai piccoli centri tutte le unità specialistiche (neuro e cardiochirurgia, per esempio), né attrezzare un piccolo ambulatorio con apparecchiature costose che rimangono poi scarsamente utilizzate, è però altrettanto chiaro che non si possono costringere i pazienti a spostarsi per qualunque visita o analisi, anche la più elementare. Si tratta, insomma, di garantire a tutti le prestazioni essenziali nei pressi della propria abitazione, e ricorrere a strutture specialistiche solo se strettamente necessario, garantendo a queste strutture personale adeguato in quantità e qualità e apparecchiature aggiornate ed efficienti.

All’atto pratico, quello che si può fare si riassume in due righe:

  • Medicina d’urgenza, da garantire 24×7;
  • Assistenza domiciliare, da garantire almeno 8×6.

Per medicina d’urgenza intendo le prestazioni di pronto soccorso che possono chiudersi in loco o rimandare a un ricovero ospedaliero in una struttura adeguata posta a distanza compatibile con il singolo caso. Per assistenza domiciliare intendo le visite mediche e le prestazioni infermieristiche per pazienti che non possono spostarsi; l’effettuazione di prelievi per analisi da inviare a laboratori ragionevolmente vicini, ma anche di sicura affidabilità da verificare con il round robin test; la consegna a domicilio di farmaci e presidi medici. Non mi sembrano richieste folli, ma attualmente dove e quanto sono garantite? Bisogna lavorarci.

La mobilità

La mobilità ha molte facce. Proviamo allora a enumerarne un po’, sia come esigenze, che come mezzi che si possono impiegare. Possiamo allora pensare a viaggi per lavoro; trasporto merci; pendolarità; mobilità locale; percorsi casa-scuola; mobilità anziani; viaggi per vacanze. E per quanto riguarda i mezzi, si può pensare a veicolo privato, mezzo pubblico su gomma, mezzo pubblico su rotaia, mobilità su chiamata, mobilità lenta, aeromobili, veicolo condiviso (car sharing). Proviamo a disegnare una matrice di opportunità concrete.

A B C D E F G
Viaggi per lavoro Trasporto merci Pendolarità Mobilità locale Percorsi casa-scuola Mobilità anziani Viaggi per vacanze
1 Veicolo privato SI SI SI SI SI SI
2 Mezzo pubblico su gomma SI SI SI SI SI
3 Mezzo pubblico su rotaia SI SI SI SI SI SI SI
4 Mobilità su chiamata SI SI
5 Mobilità lenta SI SI SI
6 Aeromobili SI SI
7 Veicolo condiviso

 

Naturalmente, i mezzi delle varie categorie possono essere variamente differenziati; per esempio, il mezzo pubblico su rotaia potrà essere una tramvia, una ferrovia metropolitana, una ferrovia locale, una ferrovia veloce ecc. Poniamo comunque che la matrice sia completa e corretta e filtriamola attraverso le esigenze delle aree interne.

La prima riga, quella del veicolo privato, si traduce in termini infrastrutturali in strade, ponti e gallerie. Il mezzo pubblico su gomma si serve delle stesse infrastrutture, ma richiede anche l’organizzazione di linee di autotrasporto. La terza riga si traduce in ferrovia locale e, in alcune circostanze, in tramvie e ferrovie metropolitane. Per mobilità su chiamata si intendono i sistemi di servizio automobilistico con conducente non soltanto in regime privato, ma anche a gestione mista. La mobilità lenta richiede che le strade siano dotate di marciapiedi e piste ciclabili, e richiede gli interventi necessari nei casi in cui fossero mancanti. L’uso dell’aeromobile non riguarda direttamente le aree interne, ma pone il problema del raggiungimento dell’aeroporto dalla sede di partenza con i mezzi di cui alle righe 1, 2, 3 e 4; ciò vale anche per il trasporto via mare. L’uso di veicolo condiviso di tipo car sharing mal si sposa con le aree interne, dove lo scambio non sarebbe efficace; l’uso comune di un veicolo su cui più persone viaggiano insieme è auspicabile, ma ricade nella riga 1.

Le opere infrastrutturali sono perciò da completare con adempimenti organizzativi che affianchino a strade, marciapiedi, piste ciclabili, gallerie, ponti e ferrovie locali l’organizzazione di autolinee e di sistemi di mobilità su chiamata, e se per le opere infrastrutturali il vincolo principale è quello degli investimenti necessari, per gli adempimenti organizzativi la capacità di trovare soluzioni originali può supplire egregiamente. Ne faremo un esempio, la mobilità su chiamata per gli anziani.

Tutti sanno cos’è UBER: una compagnia nata a San Francisco che offre servizi di taxi da parte di privati; basta una chiamata con un’applicazione per smartphone per avere un’auto con autista. Purtroppo, quella società non dà alcuna garanzia ai privati che espletano il servizio, che sono quindi lavoratori fra i più precari. L’idea è comunque valida, e può essere migliorata in due modi: assicurando migliori condizioni di lavoro ai prestatori d’opera e promuovendo sistemi d’abbonamento, in particolare per gli anziani. L’ideale sarebbe che questo avvenisse da parte di un concessionario di un servizio pubblico, e quindi con un controllo da parte di un ente locale, comune o regione.

Giustizia e sicurezza

Nelle piccole realtà, se per la giustizia non si può prevedere niente che vada al di là della nomina dei giudici di pace, per la sicurezza si possono ben fare due richieste: maggiore presenza delle forze dell’ordine e evitare la giustizia fai da te. Le due cose, evidentemente, vanno di pari passo, e la maggiore presenza delle forze dell’ordine contribuisce moltissimo a evitare la seconda, sia perché può impedire il deterioramento della situazione dell’ordine, sia perché la sua presenza può convincere dell’inutilità delle soluzioni autonome.

Non sono passati neppure tanti anni da quando le autorità di qualsiasi paese erano il parroco, il farmacista e il maresciallo dei Carabinieri; se c’erano, si aggiungevano il medico e il sindaco. Non è auspicabile un ritorno a quel passato, perché la situazione è cambiata e quelle soluzioni datate non potrebbero bastare, ma non mi permetto di suggerire soluzioni, perché conosco troppo poco l’argomento. Voglio solo citare alcuni aspetti che richiedono soluzioni più complesse: la penetrazione della criminalità organizzata in territori che non la conoscevano; la diffusione dello spaccio di droga al di fuori degli ambienti tipici; la progressiva diffusione di realtà multietniche, la quale comporta problemi diversi; l’esistenza di una condizione di stress di fondo che porta a problemi di violenza precedentemente sconosciuti. Sono problemi che vanno capiti, per trovare le soluzioni giuste.

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