Atomi e birra

Ma io, cosa sono?

 

Atomi

Diceva un russo, di cui non ricordo il nome, che quando pensa che la birra è fatta di atomi, allora gli passa la voglia di bere. Lo racconta Paolo Nori che, in fatto di russi, è attendibile. Però, anche noi siamo fatti di atomi, e  tutte le cose che abbiamo intorno sono fatte di atomi: l’aria che io respiro, la sedia su cui sto seduto, il monitor che ho davanti sono fatti di atomi, come pure tutto il resto.

Confini

E penso anche che i confini tra me e il resto sono labili, perché si diceva che se da un essere umano di settanta chili si toglie tutto il vuoto, e rimangono solo le particelle che costituiscono i suoi atomi, allora si ottiene una particellona che pesa ancora settanta chili, ma è visibile solo al microscopio elettronico. E allora, con tutto quel vuoto di cui siamo fatti, è difficile dire se una particella, o anche un atomo intero, sta da una parte o dall’altra, se nel mio vuoto o in un altro vicino a me. Non so più se quell’atomo lì fa parte di me o della sedia, e non so più, nel continuo scambio di atomi fra corpi accostati, quali atomi sono ancora miei e quali non lo sono più, e quali atomi ho acquisito, magari in prestito.

Respirazione

Prendiamo la respirazione, che è uno scambio continuo: io aspiro atomi d’aria dall’atmosfera terrestre, che ha il 79% circa di atomi d’azoto, il 21% circa di atomi d’ossigeno e tracce modeste di altri elementi, e restituisco con l’espirazione, ma anche in altri modi, per esempio con la traspirazione, ancora tutto quell’azoto, ma meno ossigeno, perché ne ho consumato un po’. Ora c’è anche una quota di anidride carbonica, perché oltre alla respirazione esterna, fatta con i polmoni, esiste anche quella interna, in ciascuna cellula dell’organismo: le cellule, per vivere, utilizzano l’ossigeno per bruciare i nutrienti portati dal sangue, e restituiscono al sangue anidride carbonica: la respirazione interna non è altro che una reazione chimica.

Regole

Ma questo, se vogliamo, è quanto avviene a livello macroscopico, perché a livello microscopico, gli scambi sono anche altri, perché, con il contatto intimo con l’aria respirata, ci sono atomi aspirati che sono diventati parte di me, e atomi miei che cedo all’esterno espirando, o traspirando, o in un altro modo ancora. Con tutti questi scambi, mi viene da pensare che oggi non sono più costituito dai miei atomi di ieri, o non tutti, almeno, e nel corso della vita, chissà se rimane qualche atomo del mio corpo originale o se, invece, ad un certo punto, sono costituito tutto da atomi nuovi, che nell’originale non c’erano. Ne deduco che io non sono fatto di atomi, ma sono fatto delle regole secondo le quali gli atomi che, temporaneamente, costituiscono il mio organismo, sono chiamati a organizzarsi. Ecco cosa sono io: un mucchio di regole che, nel loro insieme, costituiscono una mirabile specifica.

Anima

E mi viene a mente un altro russo che diceva: Signore, se ci sei, allora fai che la mia anima, se esiste, vada in paradiso, se c’è. Non è una grande attestazione di fede, tutt’altro, ma forse non era un russo, forse era un romagnolo quello che l’ha detta, magari un mazziniano di Sant’Alberto, o di Mandriole. Ma se l’anima esiste, è fatta d’atomi pure lei? Non credo mica. E’ fatta di regole? Forse. Però, vedo che mi sto guardando dentro, e allora qualcosa ci deve essere, qualunque cosa sia. Se non ci fosse nulla, come potrei guardare dentro di me come se fossi fuori da me?

Agnosticismo

Tirando le somme di tutto questo, vedo che il mio agnosticismo ha delle caratteristiche un po’ particolari, forse come tutti gli altri agnosticismi: tutti particolari. Comunque, il mio non è come l’agnosticismo forte, che asserisce che non abbiamo prove dell’esistenza di Dio, né della sua non esistenza, e che queste prove, queste evidenze, non le avremo mai; e non è neppure come l’agnosticismo debole, che asserisce che non abbiamo prove dell’esistenza di Dio, né della sua non esistenza, ma che un giorno potremmo trovarle, le une o le altre. Io credo che a tutt’oggi ci siano troppe cose che non riusciamo a spiegarci, se non con l’esistenza di Dio, ma che un giorno potremmo pervenire a una conoscenza talmente profonda della fisica, da poter fare a meno di Dio. Saremo più felici quel giorno? Mah.

Birra

Cosa dicevamo? Ah, la birra.

Post Correlati