Il silenzio delle pietre

Stavolta il grande psichiatra si cimenta nella narrativa, come già ha fatto molte volte, ma, come precisa l’autore, lui non crede nella separazione dei generi; e si vede. Le sue pagine migliori sono quelle in cui rientra nel suo ruolo di indagatore dell’animo umano, anche se non manca di lanciare frecciate agli psicologi, mentre diventa più noioso quando si addentra nella speculazione filosofica. In questo campo, sembra che voglia fare il verso al miglior Umberto Eco, quello del Pendolo e degli altri scritti costruiti alla stessa maniera, ma mancano la leggerezza e l’ironia del vate alessandrino. Un libro faticoso, in cui si arriva alla fine esausti.

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