La scomparsa di Patò

Dossier di Andrea Camilleri ambientato nella Sicilia del 1890

Ho riletto il delizioso romanzo dello scrittore siciliano, che lui definisce dossier perché formato da lettere, verbali, rapporti, reprimende, articoli di stampa, tanto da formare una storia della storia. E visto che c’ero, avrei voluto anche rivedere il film di Rocco Mortelliti tratto dal romanzo di Camilleri, interpretato da Nino Frassica e Neri Marcoré, con la partecipazione di Simona Marchini e Flavio Bucci. Non ci sono riuscito. Spero di riuscirci in seguito.

Intanto, provo a elencare i temi che questo romanzo sfiora, pur senza approfondirne alcuno:

  1. La “maffia”: chissà da quanto tempo esiste la logica della “famiglia”, che viene avanti a tutto.
  2. Costumi e malcostumi della politica e degli affari nell’Italia del XIX secolo, e oltre.
  3. L’italiano: tante diverse le versioni della lingua italiana sono usate in questo romanzo, da quella ridondante e ricercata della politica, a quella dei contadini siciliani, scarna e con termini delle più varie origini.
  4. Il teatro popolare, a cui partecipano in tanti, e anche in questo vale la suddivisione tra le classi alte, da cui provengono i protagonisti, e le altre, che figurano come comparse.
  5. Il sesso: viene rimosso, vietato al di fuori del matrimonio, se non tra le persone di più basso rango o come intrattenimento mercenario.
  6. L’abbigliamento: come vestono i Siciliani della fine del XIX secolo? Dipende anche qui dalla classe sociale, con differenze enormi tra l’una e l’altra.

Insomma, gli argomenti sono tanti, e la vicenda della sparizione di due persone, non del solo Patò, rischia di non essere l’argomento principale. C’è spazio comunque anche per leggerlo come un giallo atipico, e, in conclusione, chi non ha letto La scomparsa di Patò, lo legga: è un consiglio da amico.

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