Romanzo di Marco Vichi
L’anno dei misteri è il 1969, nella prima parte del quale per il commissario Bordelli si intrecciano molte cose diverse:
- La finale di Canzonissima;
- L’omicidio di una ragazza giovane e bella;
- Il caso del serial killer delle prostitute, come quella di Dicomano;
- Il caso del suo amico Rodolfo che si trova invischiato in vicende che richiamano un colpo di stato in Italia;
- Il suicidio di Jan Palach;
- La quasi verità sul caso del ragazzino rapito e ucciso;
- Le trappole per il commissario infedele.
E, naturalmente, la storia con Eleonora e gli incontri con gli amici di sempre: Dante, Diotivede, Piras, Ennio, Arcieri e Rosa, ai quali si aggiunge un Rodrigo tutto nuovo. E molte, molte altre cose. L’impressione è che siano troppe per giustificarle tutte con la necessità di rallentare il ritmo del racconto, e che il succo sia il desiderio di chiudere tutti i casi aperti, chiudere i conti e con quello chiudere anche con il personaggio per dedicarsi ad altro. Chissà. È bello lo stessso.
Alcuni aspetti che trovo anacronistici:
- San Pietroburgo non esisteva nel 1969, al suo posto c’era Leningrado;
- Viva il lupo!, che 50 anni fa nessuno diceva;
- Un branco di cinghiali in Brotalupi: forse ora ce ne sono, ma non a quel tempo;
- La festa di San Valentino è molto antica, ma la sua popolarità è recente.
Altri aspetti dubbi: uno strano congiuntivo a pag. 432; perché mai dire esatto quando basta dire sì?; l’adozione di Loretta appare incongrua, perché la legislazione italiana prevede che la differenza di età tra gli adottanti e l’adottato deve essere compresa dai 18 ai 45 anni.