Vita e dollari

L’etica del papero, anzi, del Paperone

“Nel nostro mondo industriale, dove tutti i ricchi sembrano vergognarsi dei loro capitali, e si allineano con la cultura di sinistra e invitano alle loro feste coloro che proclamano apertamente la loro intenzione di spogliarli, è confortante incontrare un plutocrate che, senza pudori, ostenta lo splendore dei suoi miliardi, e se li tiene bene stretti, determinato a non farne parte con nessuno, e disprezza i poveracci che non sono stati capaci di fare quello che ha fatto lui”.

Questo lungo periodo è tratto dalla prefazione a Vita e dollari di Paperon de’ Paperoni, uscita dalla penna sapiente di Dino Buzzati (DINO BUZZATI!) nel lontano 1968. Sovvengono tre pensieri:

Chi mai, oltre al sottoscritto, legge la prefazione di un fumetto? Uno su mille? E comunque, solo ora, dopo almeno 45 anni, ho intrapreso questa lettura. Chissà se un giorno leggerò anche l’introduzione di Mario Gentilini.

Dal punto di vista dei plutocrati, la situazione non è più quella del ’68, è cambiata radicalmente, e oggi sono tanti ad assumere gli atteggiamenti del papero più ricco del mondo, non solo quelli che si sono dedicati alla politica.

Nessuno si propone più di spogliare i ricconi, e va bene così. L’estremo confine dell’idea di sinistra è che tutti devono avere le stesse possibilità in partenza, e poi beato chi ce la fa. Il vero peccato è che anche dalla realizzazione di quell’idea lì siamo ancora lontanissimi.

Al di là di tutto ciò, le storie di questo volumetto (222 pp) sono bellissime e i disegni splendidi, pur con un formato di solo 13×18 e con quattro strisce per pagina, capaci di mettere in crisi acutezze visive anche molto superiori a quella di un povero 67enne.

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